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Gaslighting

Illustrazione di una donna soggiogata da un gruppo di persone che incombe su di lei

Nel 1938 un’opera teatrale metteva in scena il tentativo, da parte di un uomo, di manipolare piccoli elementi dell’ambiente allo scopo di far dubitare la moglie della sua stesse percezioni. All’epoca, le lampade erano a gas e il marito ne indeboliva il flusso di modo che la luce si affievolisse: la compagna cercava di far notare l’accaduto ma egli la delegittimava affermando fosse solo frutto della sua immaginazione.
La parola gaslighting deriva proprio da qui: si tratta di un comportamento manipolatorio molto serio poiché porta chi lo subisce a dubitare ciò che sente, ciò che vede, ciò che prova.
Come è facile immagine, gli effetti sono molto potenti dato che la vittima comincerà a sentirsi sbagliata. Frasi come “ti sei inventata tutto!”, “è solo frutto della tua immaginazione”, “hai capito male”, sono segnali importanti per riconoscere se si è vittime di questa grave manipolazione il cui fine ultimo è portare chi la subisce ad una vera e propria sudditanza fisica e psicologica.
Spesso tendiamo a ritenere che la violenza sia solo quella fisica: questo ragionamento è profondamente sbagliato. Nessuna donna riuscirebbe a resistere, all’interno di un contesto caratterizzato da botte e soprusi, se prima il suo aggressore non avesse contribuito a “preparare sul terreno” soggiogandola da un punto di vista mentale. Gli effetti del gaslighting sono molteplici e vanno dal senso di smarrimento alla depressione vera e propria. È essenziale agire subito, quando ancora si oscilla tra il considerare come “vera” la propria posizione o quella altrui. Se ritenete di vivere in una relazione disfunzionale, caratterizzata da questo comportamento manipolatorio chiedete aiuto, subito!
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Testo di Alessia Dulbecco